lunedì 22 marzo 2010

I diari della motocicletta

La moto: Norton 500 1939

I "pazzi": Ernesto e il suo amico Alberto

Le condizioni assurde di viaggio

La partenza



Sorvolando sul personaggio protagonista del film(il Che), del quale non voglio parlare in questa sede, che non mi sembra per nulla adatta, e tralasciando ogni ideologia e orientamento politica, devo dire che sono rimasto colpito dal film, dall'idea di prendere l'amico fidato di sempre e mettersi in sella ad una moto e partire per un viaggio che ti farà attraversare gran parte dell'America del Sud...questi erano motociclisti veri.

giovedì 18 marzo 2010

Vignette...






...sì, oggi, dopo un po' che non riuscivo ad aggiornare il blog eccomi a riesumare delle vignette che ritraggono momenti emblematici della vita di un Motociclista e anche se ci sono delle moto "moderne" il biker è della vecchia scuola!

giovedì 11 marzo 2010

Saturno


Un salto tra le mitiche moto da corsa italiane di un tempo. Gilera Saturno.

sabato 6 marzo 2010

Monthly Pin-Up





Come promesso, ogni mese tornano le pin up. Questo mese è il turno della bellissima Hiedi Von Horne, ritratta in un servizio apparso su El Diablo.

giovedì 4 marzo 2010

E tu da che parte stai?

MOD
Il termine mod, abbreviativo di Modernism, fa riferimento alla subcultura giovanile che si sviluppò a Londra nei tardi anni cinquanta e raggiunse vasta popolarità nel decennio successivo, fino ad arrivare ai giorni nostri. Il termine fu coniato inizialmente per definire i fans del "modern jazz". Le persone che seguono questo stile di vita sono conosciute come mod e i primi esponenti abitavano principalmente nel sud dell'Inghilterra. Il logo identificativo del movimento mod è il simbolo della Royal Air Force (l'aeronautica militare britannica), spesso presente sui giacconi parka che i mod indossano per circolare su Vespa e Lambretta.


Il modernismo nasce tra il 1958 e il 1962 nelle zone di Stepney e Shepherd's Bush a Londra. Ciò che lo caratterizza fin dalla prim'ora è una spiccata predisposizione verso tutto ciò che è nuovo ed insolito ("moving and learning" recitava uno dei motti dei mod), la cura maniacale del proprio look e la musica. In equilibrio tra le sofisticatezze di Thelonius Monk e John Coltrane, l'eleganza ritmica di Booker T. & The MG's e la fisicità degli Who dunque, ecco i tagli di capelli "new french line" che si sposano col look "sharp" di giacche "tonic" a tre o quattro bottoni e pantaloni stretti (storicamente modello sta-prest) che terminano mai a più di due centimetri dalla scarpa. Uno dei primi punti di riferimento sarà John Stephens, da Glasgow a Londra con il negozio in Beak Street e, poi, Cecil Gee e Lou Austin in Shaftesbury Avenue, Vince in Newburgh Street o His Clothes in Carnaby Street ma anche Sam Arkus nel West End, Lou Rose nell'East End e Bilgorri a Bishopsgate. Nello stile mod, oggi come allora, oltre alla scelta degli abiti ha molta importanza anche la scelta della musica. Da questo punto di vista non esiste un “genere mod” ma un insieme di generi tradizionalmente ascoltati dai mod riconducibili, sotto vari aspetti, agli anni sessanta. Solo per semplicità espositiva questi possono essere suddivisi in due rami. L’uno fa principalmente riferimento alla musica nera statunitense degli anni Sessanta, come il Jazz, il R&B, il Soul e il Northern Soul, ma anche lo Ska giamaicano o il Bluebeat. L’altro rimanda ad alcuni artisti e band, parte del più ampio fenomeno della British Invasion degli anni Sessanta, della quale hanno fatto parte The Small Faces, The High Numbers (poi divenuti The Who), The Kinks, The Spencer Davis Group, The Action, The Byrds, The Artwoods e The Creation. L’elenco potrebbe continuare, includendo ad esempio l’Hammond-jazz di Brian Auger e tanti altri artisti fino a divenire sterminato. In seguito, dopo il 1979 (anno in cui dopo i primi album dei Jam ed il film degli Who: Quadrophenia), inizia l'epoca revival con band qualiLambrettas, Merton Parkas, Purple Hearts, Small World e Small Hours, che seppero sapientemente miscelare l'energia punk con la melodia e il suono delle mod-band delle origini. I mod sono soliti ritrovarsi nei club notturni per ballare e mettere in mostra i loro abiti. Usano come mezzo di trasporto scooters tipicamente italiani come la Lambretta o la Vespa. Questi scooter vengono spesso adornati con molte luci e specchietti supplementari per richiamare l'attenzione. Durante la seconda metà degli Sessanta, sotto l'influenza degli hippie, il movimento cominciò a mutare e a frammentarsi generando altri stili. Tra di essi gli hard mod, furono forse quelli che di più si distaccarono dalla subcultura originale e che saranno successivamente riconosciuti come i primi skinhead. I mod si scontrarono spesso con altri movimenti giovanili, primi fra tutti i rocker, e più tardi i punk (il gruppo punk Exploited scrisse anche una canzone al riguardo contro i mod intitolata Fuck The Mods). Gli attriti talvolta degeneraroni in vere e proprie battaglie tra le differenti fazioni rivali nelle strade cittadine, come accadde sul lungomare di Brighton e quello di Margate. Questi eventi misero in discussione la "modern youth" (gioventù mod) in Inghilterra alla fine degli [anni Sessanta. Il film Quadrophenia (1979), basato sull'album omonimo degli The Who (1973), celebrò non senza una valenza nostalgica il movimento mod. Storicamente contemporanea, ma quasi sconosciuta la pellicola interpretata da Alberto Sordi e la prima da lui diretta, Fumo di Londra (1966), dove un maturo antiquario italiano viene irretito dalle bizarrie di un gruppo di giovani mod londinesi per poi rimanere coinvolto in una gigantesca rissa in un bosco con una banda di rocker, mentre degli anziani benpensanti assistono flemmatici commentando ipocritamente, senza celare la loro maggiore vergogna generazionale.

Rocker

Si può dire che la cultura rocker si sia sviluppata a partire dai Ton Up Boys (da ton-up, l'espressione colloquiale per definire il superamento delle 100 miglia orarie, pari a circa 160 km/h) degli anni cinquanta, i quali assimilarono il modo di vestire rockabilly e la musica rock and roll.

La cultura rocker nasce in concomitanza con la maggiore disponibilità di denaro per la classe operaia, dovuta alla fine delle restrizioni imposte alla popolazione in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, che era costata alla Gran Bretagna un notevole sforzo economico: nel frattempo, dagli USA arrivavano film, musica e modi di vita che vennero assimilati dalla società giovanile europea.

Il termine "rocker" fu coniato dagli esterni alla subcultura con accezione negativa, ma venne in seguito adottato dagli stessi rocker per definire sè stessi: altro termine in uso per definirli è greaser, anche se questi ultimi in realtà sono una subcultura a sè stante.

A causa del loro amore per le moto, vennero considerati l'antitesi dei mods, amanti invece degli scooter: ben presto la rivalità Mods & Rockers si trasformò in una vera e propria faida, con scontri anche molto violenti, come quelli di Bank Holiday.

I rocker erano soliti possedere una motocicletta che essi stessi provvedevano a modificare dopo l'acquisto, in modo da renderle adatte alla corsa. Si lanciavano poi in corse da un capo all'altro della città, percorrendo le grandi arterie stradali di recente costruzione che lambivano le periferie: generalmente una corsa cominciava ad un bar e finiva in un altro bar. I bar (in inglese cafes, nel gergo rocker caffs), infatti, erano i luoghi dove le varie bande di rocker erano solite riunirsi.

Per questo loro "sport", i rocker non erano ben visti dalla società, che li riteneva pericolosi: d'altro canto, a differenza di molte altre subculture contemporanee, essi (almeno nei primi periodi di vita del movimento) disprezzavano l'uso di droghe.

A partire dagli anni sessanta, oltre al possesso di una motocicletta, i rocker cominciarono ad adottare uno stile proprio anche nel vestire: il loro guardaroba comprendeva indumenti mutuati dai re del rock and roll americano, come Gene Vincent, Eddie Cochran, Chuck Berry, Bo Diddleyed ovviamente Elvis Presley.

Lo stile dei rocker nel vestire trascendeva completamente dalla praticità e dal collegamento con l'attività del proprietario, al contrario di quello dei mod. I rocker erano soliti vestire nel seguente modo:

  • Berretto in cuoio (detto Kagney)
  • Giubbino in pelle, spesso decorato con strass, toppe e spille, in particolare quelle che ricordavano l'appartenenza al 59 Club.
  • Jeans Levi's o pantaloni in cuoio.
  • Stivali da motociclista o scarpe antinfortunistiche, in alternativa scarpe di pelle appuntite.

A questi, durante la guida in moto, si aggiungevano un casco aperto sul davanti, occhiali da aviatore ed una sciarpa solitamente di colore bianco. I capelli venivano portati in stile Pompadour e tenuti alti con la brillantina.

Dall'inizio del millennio il movimento rocker riunisce molti giovani che, uniti dall'ascolto del rock, hanno adottato un abbigliamento e uno stile simile. Il look del rocker è generalmente caratterizzato da capi di colore spesso scuro, occhiali Ray Ban a goccia, jeans Levi's e scarpe comeConverse All Star o Vans. Lo stile del rocker è di impronta alternativa. Ci sono molte varietà di look rocker come il look indie.





Per quanto mi riguarda non ho ancora scelto bene. Ci sono cose che mi piacciono di una culture e cose che mi piacciono dell'altra; cose che di una non condivido e così per l'altra. Quindi potrei riprendere una frase di John Lennon: "I'm a mocker" che letteralmente di definisce "scimmiottatore". Io la riprendo solo perchè nasce dall'unione del nome delle due culture. L'abbigliamento mods lo apprezzo e per certi versi lo seguo già da un po', mentre quello rockers prima mi lasciava un po' indifferente, mentre adesso mi sta coinvolgendo piano piano, fin dalle piccole cose come Converse All Star e sciarpa bianca al collo(la mia arriva diretta dall'Ace Cafè London)quando sono in moto. Beh le moto manco a dirlo, rockers all life long, anche se nutro da sempre un amore insolito per la Vespa ET3 Primavera 125.

Fonte: Wikipedia